Tiziano Colombero

  • Stampa

Colombero Tiziano nasce il 30 gennaio del 1986 a Schukun (antica denominazione di Savigliano), un villaggio autoctono vicino a Bella Vista, nel Deep river National Park in Belize. Abbandonato dai genitori, viene raccolto da un branco di macachi e abituato alla vita selvaggia della foresta. Dopo un periodo di spensieratezza e libertà boschiva, a 16 anni vince una immeritata e provvidenziale borsa di studio che lo porta a contatto con la civiltà a Nuova Delhi, in India. Lì impara a leggere e a scrivere e riceve il dono della divinazione da un guru pakistano. Scopre inoltre le proprie tendenze artistiche.

Tiziano Colombero - Il germoglio
Il germoglio

Woman in led
Woman in led

Terminata la borsa di studio si ritrova sperso, ormai contaminato dalla mancanza di limiti della vita occidentale ma ancora teso verso le proprie umili origini della giungla.
Abbandonato a se stesso, vive di elemosina per le strade dei miseri villaggi del Jaipur fino a quando non si imbatte in un panettiere italiano in vacanza che lo assume come garzone.
Trasferitosi nel vecchio continente lavora in nero per due anni in un paesino della provincia di Cuneo. I monotoni ritmi di vita piemontesi e la consapevolezza di aver ormai perso il gusto dell’avventura lo deprimono. Lasciata l'attività di bottega, frequenta il liceo HogwArts a Saluzzo (come allievo o apprendista è impossibile saperlo) per tre anni e nel 2005 vince una borsa di studio per la Norvegia. Lì, ai confini dell'Europa e della realtà, lontano da tutto e da tutti, coltiva la propria attitudine per l’arte.
Ritornato in Italia, nel 2006 si iscrive all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
Ci resta per tre lunghi anni con lo stesso approccio mentale di uno scimpanzé che tenta di risolvere un cubo di rubik continuando a scagliarlo, irritato, contro il muro per farlo andare a posto.
Solo più tardi, quando sarà stato assunto nel CDA della stessa come rappresentante degli studenti, si rende conto che la scuola niente altro è che il nome di copertura per un abbietto istituto di cura e “parcheggio istituzionale” per ragazzi affetti da incurabili patologie mentali quali il fancazzismo, il fanatismo estetico, la ricchezza di famiglia, e la più terribile fra tutte: la “ragazzinite” ovvero la convinzione ossessiva che i propri sentimenti siano unici in tutta la storia dell’umanità e la compulsione a “esprimerli” attraverso mezzi visivi.
Vedendo in faccia l’orribile verità, a cinque esami dalla fine, abbandona la scuola e gli studi e si da alla macchia, trovando lavoro come disoccupato. Dal 2010 ad oggi sopravvive facendo la cavia umana per multinazionali farmaceutiche come la Pfizer, Eli Lilly, Lundbeck e Sanofi-Aventis. A tempo perso si occupa ancora della propria attività artistica.

Share